L’ipertensione arteriosa è universalmente riconosciuta come uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare. ipertensione nell’ insufficienza renale, molte delle quali non sanno di averla. Da molti anni, ormai, è chiaro che la pressione alta aumenta il rischio di incorrere in infarto miocardico e ictus. Quando si associa al diabete, poi, il rischio di questi eventi cardiovascolari risulta ancora più elevato così come quando siamo contemporaneamente in presenza di ipertensione e dislipidemie.
Ma non solo: l’ipertensione arteriosa si associa anche all’insufficienza renale e al rischio di declino cognitivo e demenze. Tutte buone ragioni per misurare e prendersi cura dei nostri valori pressori, con la giusta scelta dei farmaci antipertensivi e degli stili di vita che contribuiscono ad arginare il rischio.
Pressione alta? Valutiamo il rischio cardiovascolare
Secondo le ultime linee-guida europee, si può parlare di ipertensione arteriosa quando il medico in ambulatorio riscontra valori di pressione sistolica superiori a 140 mm/Hg e/o valori di diastolica di 90 mm/Hg. Da tenere sempre presente che la pressione alta moltiplica i suoi effetti negativi sul rischio cardiovascolare quando la stessa persona soffre di diabete o dislipidemia, non controlla il peso corporeo (sovrappeso, obesità), fuma troppe sigarette e ha uno stile di vita sedentario (esiste poi anche una componente ereditaria). Altri parametri rilevabili in laboratorio, e prescrivibili dal medico, mettono ancora meglio a fuoco il rischio dei pazienti ipertesi. Il punto fondamentale è che questa condizione determina un danno soprattutto a carico di tre organi: cuore, rene e cervello. Sul cuore un campanello d’allarme può essere l’angina, ovvero un dolore o pesantezza a livello del torace, e degli arti superiori, che potrebbe identificare uno scarso afflusso di sangue alle arterie coronarie del cuore, dovuta principalmente ad aterosclerosi.
I farmaci antipertensivi
E’ ormai certo che ridurre i valori della pressione arteriosa con i farmaci antipertensivi riduce il rischio di incorrere nei danni d’organo a cuore, rene, cervello e occhio, abbattendo anche la mortalità. Dopo aver messo in atto tutte le regole sullo stile di vita (es. ridurre il peso corporeo, fare attività fisica, ridurre il sale nella dieta, ecc.), la terapia dispone di alcune classi di farmaci antipertensivi, spesso usati in associazione a seconda delle caratteristiche del paziente:
– ACE-inibitori e sartani: bloccano l’angiotensina che stimola la vasocostrizione e l’elevazione pressoria.
– Calcio-antagonisti: bloccano i canali del calcio sulle pareti dei vasi arteriosi riducendo la pressione.
– Diuretici: aumentano la diuresi, cioè la produzione di urina. Ciò riduce la quantità di liquido che scorre attraverso i vasi sanguigni e, di conseguenza, la pressione sulle pareti del vaso.
– Beta-bloccanti: riducono la forza di contrazione e la frequenza dei battiti del cuore. Utili per ridurre la pressione alta, contrastare l’angina e nel post-infarto miocardico.
Le linee-guida europee sottolineano l’importanza di una buona scelta iniziale dei farmaci antipertensivi tenendo conto della presenza di comorbidità, come il diabete. Gli esperti concordano sul fatto che due farmaci antipertensivi usati a basse dosi risultano più utili, in termini di efficacia e sicurezza, di un singolo farmaco ad alte dosi.
Ipertensione nel diabete
L’ipertensione nel diabete è di frequente riscontro. Si raccomanda di ridurre i valori pressori perché nel paziente diabetico la pressione alta moltiplica il rischio cardiovascolare e anche i danni al rene. La terapia iniziale si basa solitamente su ACE-inibitori o sartani e un farmaco appartenente alla classe dei calcio-antagonisti o dei diuretici.
Ipertensione nell’insufficienza renale
I reni soffrono la pressione alta e a lungo andare si danneggiano gravemente. L’ipertensione nell’insufficienza renale, anche di grave lieve, va dunque monitorata attentamente e curata con i farmaci antipertensivi. All’inizio può comparire una lieve albuminuria (presenza di albumina nelle urine), un segnale di sofferenza della funzione del rene. I farmaci antipertensivi indicati sono gli ACE-inibitori o i sartani, capaci di ridurre l’albuminuria, insieme a calcio-antagonisti o diuretici.
Ipertensione e dislipidemia
Non è infrequente che una stessa persona soffra di ipertensione e dislipidemia (oltre al diabete), due condizioni che lavorano in sinergia aumentando lo stress ossidativo e danneggiando organi vitali come cuore, rene e cervello. In questi casi vanno trattate entrambe le condizioni con terapie d’associazione. L’obiettivo principale è quello di ridurre il rischio cardiovascolare, cioè la probabilità di andare incontro a eventi cardiovascolari, come infarto miocardico e ictus.
Ipertensione arteriosa e iperplasia prostatica
L’iperplasia prostatica è un ingrossamento benigno della ghiandola prostatica che può rendere difficile la minzione. Viene spesso affrontata con farmaci appartenenti alla classe degli alfa-litici (antagonisti dei recettori adrenergici alfa-1). Il medico, però, tiene presente il fatto che gli alfa-litici sono anche farmaci antipertensivi. Nel caso si instauri una terapia antipertensiva in presenza di iperplasia prostatica è importante calibrare le dosi dei singoli farmaci somministrati in associazione.